Recuperare il lavoro artigianale
Ribolle l’attività
organizzativa del “Coordinamento” delle Associazioni e dei Comitati cittadini in
vista della grande manifestazione di protesta contro la gravissima “emergenza rifiuti”, vera e propria piaga igienico-ambientale
da cui, le nostre amministrazioni comunali, i nostri sindaci, non riescono (ma
sarebbe più esatto dire, NON VOGLIONO!) ad indicare ed intraprendere una via d’uscita.
In questo senso chiedere le loro dimissioni (così come da più parti viene giustamente
reclamato) è il meno anche se, bisogna dire, non è solo un’esigenza politica,
ma squisitamente tecnica. “Tecnica di sopravvivenza!”.
Dunque, una
marcia, quella che si profila sabato prossimo -al di là della partecipazione
numerica che potrà risultarne- di forte significato simbolico (ma anche
concreto-visivo), partendo dalla “discarica” della stazione ferroviaria di “Piraineto”
(territorio di Carini, incredibilmente ancora agibile ai passeggeri che vi stazionano)
per concludersi nell’altra “discarica” in zona “Pozzillo” (territorio di Cinisi,
incredibilmente ancora balneabile così come altri siti).
Non è la prima
manifestazione di protesta, né sarà l’ultima.
In questa di
sabato 7, sembra però potersi cogliere un rilevante fatto nuovo rispetto alla
meritoria e coraggiosa azione portata avanti (quasi in solitudine) in questo
anno e mezzo dai Comitati cittadini spontanei nati a cavallo fra i due nostri
centri contigui (Cinisi e Terrasini).
Mi riferisco all’ampliamento
della base partecipativa ed organizzativa con l’irrompere, sul terreno della
protesta organizzata, di movimenti e associazioni (ne cito solo un paio) di notevole
peso ed impatto quali “Addiopizzo” e “Libera”. Questo non trascurabile elemento
a me pare che spazzi via ogni possibile riserva o distinguo (come ad esempio sui
luoghi e sul percorso prescelti).
Non è la prima né
sarà l’ultima, si diceva prima. Ed infatti, se un’autocritica va fatta è quella
che, fino a questo momento, carente è risultata l’azione sul versante di un più
esteso e profondo coinvolgimento delle popolazioni. E quando dico popolazioni non mi riferisco a quella
fascia (minoritaria) di indigeni più o meno sensibilizzati, acculturati, non
sfiduciati, allenati alla
partecipazione attiva. Mi riferisco ai residenti dei quartieri storici
(contado-marina) nei confronti dei quali occorrerebbe invece un’azione di
sensibilizzazione capillare. Senza la presa di coscienza graduale e costante da
parte di determinati ceti popolari; senza spezzare gradualmente la sfiducia e l’apatia
che regna sovrana; senza che si creino punti di riferimento di difesa dal
basso, non può esserci alcun vero cambiamento. Potremo dar vita a decine di
manifestazioni (autoreferenziali), ma a cosa serviranno se non determineranno significativi
mutamenti?
La verità è che
il web ci sta fottendo proprio su questo versante. Crediamo che il mondo stia racchiuso
tutto lì. Lo so che esso ha dei meriti eccezionali, ma non basta. Occorre
recuperare in fretta (prima che sia troppo tardi) il minuzioso lavoro artigianale porta a porta, le riunioni
di caseggiato, di famiglie, di quartiere, il volantinaggio, i comizi volanti,
mostre, documenti … coinvolgimento delle scuole e delle attività produttive (a
proposito ai villaggi turistici sta bene questa situazione? Che fanno?) … Le
scuole (dove sono le scuole? e gli educatori?!).
Lo so, è un
lavoro estenuante, difficile e lungo in cui occorre un grande spirito di
sacrificio e di disponibilità umana oltre che di tempo. Ma credetemi, è questa una
delle poche strade percorribili se non si vuole che ogni richiesta di autentico
cambiamento (ad iniziare dallo spazzar via le amministrazioni inette), risulta un
vuoto lamento.
Queste, a parer
mio, potrebbero essere essere le linee guida per condurci alla prossima
manifestazione dopo quella di sabato 7 settembre. Una manifestazione che rimetta
assieme le stesse ed altre organizzazioni oggi presenti, per una grande marcia
che parta da Cinisi e si concluda a Terrasini (come qualcuno l’altra sera ha
proposto) e che coinvolga, se possibile, altri paesi vicini. Ma senza fretta,
con calma, senza lasciarsi prendere dall’ansia poiché il lavoro artigianale non
è come produrre in serie.
Giu.Ru.
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