Come ogni anno
la notte del primo settembre Terrasini ricorda un tragico evento a seguito di un terremoto occorso alle
quattro meno cinque della mattina di domenica
del primo settembre1 del 1726 preceduto da strani fenomeni atmosferici
che interessò maggiormente Palermo e la Sicilia occidentale. In memoria di quanto
avvenne, ogni anno a mezzanotte del primo settembre si ricorda l’evento accendendo
delle candele e suonando a stormo le campane.
Ma cosa videro esattamente allora gli abitanti del
paese ?
Tenendo fede a quanto descritto sotto da Mongitore ,videro una nuvola
infuocata a forma di trave che sprigionava fiammelle seguita alle quattro meno cinque del
mattino da una forte scossa di terremoto.
La Ciucca nei primi Anni '50 del Secolo scorso |
La gente terrorizzata volse la loro preghiera alla Madonna delle Grazie, affinché li
scampasse dal pericolo. E fu che in
quella occasione che in segno di pericolo le campane della chiesa
di S. Rosalia (solo quella esisteva all’ora) suonarono a stormo.
In quel periodo, forse memore di quell’avvenimento,
il barone la Grua
in segno di ringraziamento dei Terrasinesi verso la Madonna per lo scampato
pericolo, costruì nel 1747 la chiesa della Madonna delle Grazie.. Fu così che dall’ora iniziò il culto della
Madonna., la cui festa si celebra ogni anno dal 6 all’8 settembre. Quando
sarebbe opportuno celebrarla il 1 settembre, abbinando i due avvenimenti.
Dal punto di vista scientifico è risaputo che in
concomitanza di forti terremoti superiore al sesto grado, si osservano de fenomeni fisici di origine
elettromagnetica, classificati come luci sismiche. Dal punto di vista
morfologiche, queste luci possono assumere le forme più svariate, che va dai
semplici lampi, o baleni, alle colonne e travi
Infuocate varianti dal rosso vivo al giallo, oppure
fiamme o fiammelle viste fuoriuscire dal suolo,
creando bagliori intensi. Sembra, ma non è certo che durante i
terremoti, fratturatosi la crosta terrestre, si liberano dei gas che a contatto
dell’aria per autocombustione si incendiano, creando i fenomeni su descritti.
Ma adesso lascio la parola ( si fa per dire ) al
Canonico Mongitore che fu testimone diretto del fatti qui narrati.
“Il Val di
Mazzara fu a 1 di settembre di quell’anno (1726 ) scosso
da orribile terremoto.L’intesero le città ,terre, e villaggi in giro a Palermo
in distanza di 60 miglia: e si distese a Marsala , Mazzara, Sciacca e altri
luoghi , che provaron spavento, non però danno. Solo in Trapani precipitarono
dal campanile del convento de’ Carmelitani due palle smisurate di pietra : e
nella fortezza della Colombara vi morì oppresso un soldato. Tutto il peso del
fordidabil flagello cadde sopra la città
di Palermo, che lo sperimentò maggiore di quanti n’avesse uditi nè secoli scorsi. Fu precorso
da alcuni preludi prodigiosi in diverse immagini della S.S.Vergine. Mostrossi la Domenica 1 settembre di
quest’anno l’aria nuvolosa, anzi caliginosa : ebbenchè il principio della notte
si vide sereno, ma con freguenti baleni. Indi avanzatasi la notte fu veduta
spiccarsi dalla parte di tramontana una
caliginosa nivola ,che vibrava
spessi fulgori , ed allungossi a forma di una lunga trave infuocata ,
avvicinandosi sull’orizzonte di monte Gallo, e monte Pellegrino distanti l’uno 9 miglia , l’altro due da
Palermo : ed allora si gonfiò il mare vicino , e si sentì strepitare il monte
Gallo : ed a un tratto parte di quel fenomeno girando con rapido corso la
campagna andò a dileguarsi presso la porta si S. Rosalia , e Castello Reale,
scoppiando con formidabil lampo; con spavento di quanti osservarono questo
prodigioso fulgore. Nel punto di dileguarsi la detta infuocata impressione
sull’ore quattro della notte meno cinque minuti, fu conquassata tutta la città
da orribile terremoto, e si dilatò a tutta la vicina campagna, anzi al vicino
paese in lontananza di 60
miglia.. Non fu inteso all’istesso modo da tutti nella
città : alcuni intesero cinque violentissime scosse : altri con moto regolato ,
ma strepitoso ,incalzato da quattro scosse : altri intesero forte traballamento
,cui successe veemente scotimento terminato con
un continuato ondeggiare : poss’io attestare ,averlo sentito con una
prima ben gagliarda scossa , e dopo momentaneo intervallo seguì il
traballamento, terminato con moto
uguale. Questa varietà sentita in varie contrade provenne dalla varietà del sito ove fondati gli
edifizi ; poichè altri avean le fondamenta sopra il vivo sasso , altri in parti
più deboli ; dacchè avvenne maggiore , e minore il danno nelle contrade della
città . In tutti però fu uguale lo spavento , stimando tutti doversi desolare tutta intiera la città .
Nello stesso
tempo del terremoto fu una , e due volte inteso
un veementissimo vento , in particolare nella parte più vicina al mare ,
che fremendo con orridi muggiti , si ritirò sei palmi dal lido ; e ritornò poi
con furia , spavento , e pericolo di quanti si trovaron nelle spiagge.
Potrei quì
narrare minutamente la rovina , che apportò alla città di Palermo questo
terremoto : ma per non rendermi tedioso , accenno in generale , che in tutte le
quattro parti della città vi furono notabili danni , ove più ,ove meno .
Precipitarono molte case. Alcuni palaggi , chiese , conventi ,spedali ,ed altri
edifizi restarono in parte , o in tutto rovinate , e in gran numero da larghe
fissure aperte , minacciando cadute . Certo è che non restasse in tutto
atterrata la città , fu benefizio attribuito alla potentissima protezione
dell’Immacolata Vergine , di S. Giuseppe , e della Santa concittadina Rosalia . Siccome fu assai
minore il danno , che averebbe dovuto succedere : così fu poco il numero de’
morti , e feriti restati oppressi sotto le fabbriche diroccate : poiche gli
estinti non furono che 250 e i feriti , che risanarono 150 . Questo numero dii
morti , e feriti fu raccolto con
esattissima diligenza : onde non lascio di meravigliarmi come il P. Regnault nè
suoi Trattenimenti fisici tom.2 tratt.3 f.71 si fosse indotto a scrivere
, che fossero stati i morti 1500 . Affidato alla relazione d’una gazzetta , che
cita . Maggiore è l’abbaglio d’un foglietto
di versi stampato di la da monti , in cui si nota , che Palermo rovinò nella
maggior parte , e che restaron
seppelliti sotto gli edifizi caduti quindicimila persone : che s’aprì voragine
, da cui vomitato un fiume di fuoco , incendiò una contrada . Altri
esaggerarono in alcune relazioni il tragico avvenimento : meglio d’ogn’altro
scrisse l’istoria di questo terremoto il P. Maestro Salvatore Ruffo Palermitano
del terz’0rdine si S.Francesco , stampata in Palermo nello stesso anno 1726 di
cui si fa menzione nelle Memorie di Trevoulx del 1727 art. 66 f.1341. Ne scrissi anch’io
tutta l’istoria in un libro pubblicato nel 1727 col titolo Palermo ammonito ,penitente , e grato , nel formidabil terremoto del
primo settembre 1726 e in esso si espongono minutamente i danni cagionati
dal terremoto : molti memorabili avvenimenti che allora occorsero : le
pubbliche penitenze fatte , e i rendimenti di grazie per la preservazione di
maggiori rovine ; a cui rimetto il
lettore.
Non quietò
all’intutto il terremoto dopo il narrato deplorabile danno ; pochè di tratto in
tratto s’intesero altre , benchè leggiere scosse , ma senza altro danno......”
Estratto dal libro di Antonino Mongitore LA SICILIA RICERCATA
del 1742-1743
pag.416 e seguenti e che lo stesso fu testimone oculare del terremoto che colpì Palermo e
provincia il 1 settembre del 1726:
Lo stesso avvenimento venne descritto dal maestro
francescano Salvatore Ruffo.
In ISTORIA DELL’ORRENDO TREMUOTO ACCADUTO IN PALERMO
Ecco riportate le parti più salienti:
……La domenica
dunque 1 di settembre di quest’anno
1726, mostrò un giorno nuvoloso colmo di folte caligini con la noia del respiro
e’l principio della notte serena con lo scropimento delle stelle; balenando sul
nostro orizzonte le spesse e calde accenzioni de’ lampi, con qualche terrore
de’spettatori.Fu da un vascello francese, allora 30 miglia lontano da
questa città, a cui veniva, e da altri trovatisi nella campagna e nelle spiagge
del nostro mare, venuta venire dalla parte di tramontana una meteora, che fu
una nuvola nera, quale gittava spessi, ed infuocati folgori; ma non già
fulmini, (senza vento, o pioggia, che qui da molto tempo si desiderava) e
strisciatasi poi a forma d’una lunga trave di fuoco, si avvicinò su l’orizzonte
di monte di Gallo, ch’è vicino al Monte Pellegrino.Si vide allora gonfiare e
fremere il mare, e si sentì strepitare quel monte; indi in un baleno girando
quella parte dell’ amenissima campagna, andò a dileguarsi nell’aria vicina alla
fortezza regale di Castello a mare, su la porta di San Giorgio (oggi detta di
Santa Rosalia perché in cima alla nuova magnifica fabbrica vi fu chiusa dentro
un muro una reliquia di questa nostra santa concittadina ) ma scoppiò in un’orribile folgore o lampo con incredibile
spavento de’ spettatori, su le spiagge e campagna, temendo non s’incendiasse la
città: anzi dal signor regio castellano tenente colonnello Kinter Rot con ugual
orrore si ebbe la paura non si attaccasse da quella meteora il fuoco al
magazzino della polvere: e si attesta che si attuffò nel mare nelle vicine
acque della Cala, o molo piccolo fu parte di quella meteora: come di più ne
stordirono per lo spavento i carcerati della Regia Vicaria, quali invocata S.
Rosalia mandarono poi alla di lei cappella nel Duomo una tabella votiva.
Allora fu
e appunto su l’ore quattro della notte
dell’orologio italiano, meno cinque minuti, che si sentì scuotere la città
tutta col suo territorio spaziosissimo, dal terremoto che si osservò cominciare
con modo regolare ma oltre modo strepitoso, cui seguirono quattro più
incalzanti orribilissime scosse con la veemenza grande del moto, che si dice da
meteorismo d’inclinazione, dalla destra parte alla sinistra e da quella a
quella terminando con spaventevole fremito e scotimento irregolare,
accompagnato subbito da impetuoso vento dalla parte del mare..Quel moto
d’inclinazione fu poi meglio osservato con gli occhi in tutte le case, o
diroccate o lacerate; poiché vedendosi in esse le fondamenta…………………………………………
Cadde dal
Monte di Gallo un gran masso di quei macigni fino al mare che si sentì fremere
e gonfiare per tutto, e vennero a galla si copiosi pesci che un barcagliolo ne
prese in piccola rete, poco anzi buttata, 750 libre.
Sempre il primo settembre del 1726 a Palermo, alcuni
istanti prima della grande scossa di terremoto, furono viste in cielo due
colonne luminose, infuocate, che gettandosi in mare continuarono a rimanere
accese anche dentro l’acqua.
Durante il tremendo terremoto di quell’anno che
distrusse buona parte della città, fu rinvenuta nel chiostro della Magione
un’immagine dipinta su muro del Cristo che sudava sangue.
Beni Giambona
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