-di Giuseppe Ruffino-
Per lungo, lunghissimo tempo il
Palazzo municipale è stato avvolto da una spessa coltre di silenzio. Una sorta
di rassegnazione, mista ad aristocratico distacco, si è impadronita di tutti
noi che, invece, avremmo dovuto impedire che questa "malattia" non
prendesse campo. Poche, veramente poche le voci attente e critiche (nei
confronti della politica amministrativa in generale, non di una in particolare);
voci isolate fino al punto da sembrare monotone se non, addirittura, fastidiose
(si veda Facebook o le sporadiche proteste più o meno organizzate). Il vuoto ha
prodotto il mostro: le gravi disfunzioni di cui oggi paghiamo il conto. Ma
siamo noi i primi responsabili; siamo stati tutti noi, la così detta
"società civile", a non prendercelo e a non usarlo questo benedetto
spazio. Occorre allora meditare e rimediare: rompere la coltre del silenzio,
tornare a esercitare il controllo sociale e democratico dal basso, ridurre le
distanze tra noi cittadini e la politica, ampliare la partecipazione
democratica. Ogni altro rinvio sarebbe colpevole. Ma ci si aspetta pure il
contributo di idee e di proposte dei nostri lettori senza i quali l'impegno
sarebbe vano.
Diceva Don Lorenzo Milani, che
arriva il momento in cui bisogna togliersi le mani dalle tasche, altrimenti è
facile lamentarsi.
La Redazione
Filippo Tocco nel breve
tempo a disposizione, cerca di chiarire il senso della critica espressa,
assieme col cons. Puccio, nei confronti dell’amministrazione durante l’ultima
Seduta consiliare del 9 luglio. Egli, inoltre, tocca diversi aspetti, tra i
quali spiccano l’importanza del depuratore, la rete idrica, i rapporti con l’opposizione
ed il fenomeno dell’evasione dei tributi comunali.S C H E D A
L'intervista
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